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Tragedie di “martiri senza nome” nell’incisivo racconto storico di Claudio Visani

Una strage nazifascista rimasta in penombra rivive nel singolare libro-memoria di Claudio Visani L’eccidio dei martiri senza nome. La strage dimenticata di Casale di Brisighella: storia, testimonianze e verità nascoste, pubblicato da Pendragon Editore (euro 14,00 in libreria, disponibile anche online).

A più di settant’anni di distanza, Visani mette a punto un’inchiesta per cercare dare evidenza a una delle numerose stragi italiane dimenticate, quella di Casale di Brisighella. Nell’agosto 1944, sull’Appennino tosco-emiliano sconvolto dalla brutalità delle forze nazifasciste, cinque innocenti vengono catturati e fucilati per ritorsione dopo un attacco partigiano. L’autore, basandosi su atti pubblici e interviste a testimoni, ricostruisce in modo accurato le ore che precedono la strage cercando di “rivelare” zone d’ombra e verità nascoste. Con una minuziosa indagine storiografico-giornalistica tenta di dare un volto e un nome alle vittime che, ancora oggi, rimangono ignote, cerca di illuminare “una vicenda le cui contraddizioni si riflettono, soprattutto, nelle sentenze di condanna ai danni di chi perpetrò il terribile atto. Condanne che, dopo poco tempo, vennero tramutate in sin troppo benevole amnistie”.
Il 1944 è il periodo più terribile della guerra. Durante l’estate, sull’Appennino faentino la lotta contro l’occupazione tedesca si acuisce, appoggiata dalla popolazione. Come si legge nella quarta di copertina, i nazifascisti rispondono con le stragi più efferate: Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto, Tavolicci, Crespino. Sulla statale “Brisighellese”, in località Casale, c’è un attentato partigiano: un ufficiale della Wehrmacht rimane ucciso. Scatta la rappresaglia con incendi, rastrellamenti e una trentina di anziani contadini arrestati nelle valli circostanti. I capi del fascio locale indicano cinque “traditori” eccellenti da fucilare. Davanti al plotone di esecuzione finiscono invece cinque giovani detenuti nel carcere delle SS di Forlì, etichettati come “ribelli comunisti”. Solo due avranno un nome: un giovane invalido di Forlì e un padre di famiglia di Prato, entrambi estranei alla Resistenza. Le altre tre vittime, settantaquattro anni dopo, sono ancora ignote, mentre dell’eccidio si è persa a lungo la memoria.
Come mai? “Forse perché le vittime non erano del luogo. Forse perché nessuno aveva voglia di ricordare quei fatti che sconvolsero la vita delle famiglie delle valli di Casale. Fatto sta che fino a pochi anni fa dell’accaduto si sapeva ben poco. Due righe in un resoconto ufficiale tedesco, qualche brano di diario e qualche ricordo, spesso vago, trasmesso dai più vecchi. Una piccola via intitolata ai Martiri di Casale. Niente di più”.
Questo libro (con prefazione della storica Dianella Gagliani e post-fazione di Anna Cocchi, segretaria regionale dell’Anpi) è importante, poiché riporta alla luce quella strage dimenticata, ricostruendo attraverso documenti e testimonianze inedite il terrore di quei giorni, le storie delle due vittime note e delle loro famiglie.
Claudio Visani vive in provincia di Bologna ma è originario di Brisighella (Ravenna). È giornalista professionista. Per più di vent’anni ha lavorato all’Unità dove è stato, fra l’altro, redattore capo delle cronache dell’Emilia-Romagna e dell’edizione romagnola di Mattina. Negli ultimi anni ha collaborato con diverse testate fra cui Focus, il Venerdì e Viaggi di Repubblica, Huffington Post e Globalist. Ha scritto diversi saggi storici, pubblicati da Pendragon e Valfrido.
F.S.
(7 febbraio 2019)