Le surreali, suggestive e poetiche “chiese scomparse” di Domenico Segna
Giornalista, vicecaporedattore dei Martedì del Centro San Domenico e docente dello Studio filosofico domenicano di Bologna, Domenico Segna “ha raccolto le sue poesie all’ombra di un silenzio che invita a pensare, ricordare, consacrare il tempo, muovere le labbra e poi, di nuovo, tacere”.
Il piccolo e prezioso volume Le chiese scomparse (Con-fine Edizioni) è infatti un viaggio a ritroso, razionale e sentimentale, alla ricerca di un tempo perduto di ricordi privati, familiari, già fluiti nel tessuto di un’esperienza comune.
Come viene sottolineato nel risvolto di copertina, anche nello stile, che accoglie esperienze moderniste e surrealiste, l’autore
sembra guardarsi alle spalle, a quel Novecento da cui proviene e a cui questi testi rendono esplicito omaggio, tra letteratura e vita. Al lettore non resta che avventurarsi tra i versi, misteriosi e squillanti, avvertire il sentimento del sacro che li anima e che anima il loro autore, sospeso tra una parola catartica, quasi profetica, e una dimensione seriosamente giocosa, pienamente surrealista.
Si presenta così l’insolito volume di Segna, una raccolta di poesie singolari e innovative con alcuni “sconfinamenti” nella prosa. Un libro “sul confine”, fra lirismo e racconto, tra memoria personale e memoria storica, fra paesaggi reali e paesaggi interiori. E il titolo, Le chiese scomparse, è “ingannatore”. Ma spetta al lettore scoprire la vera natura di questi affascinanti “edifici di culto”.
Franca Silvestri
(14 gennaio 2016)