A dieci anni dalla scomparsa, Enzo Biagi resta punto di riferimento per giornalisti e cittadini. Bologna gli dedica un omaggio sentito. L’emozione profonda della figlia Bice. La sincera gratitudine del Sindaco Virginio Merola
“La gente si ricorda ancora di Enzo Biagi e continua a dialogare con lui. Tante persone gli fanno visita nel piccolo cimitero di Pianaccio e lasciano bigliettini con opinioni, messaggi di affetto, stima, fiducia”. È commossa e lieta Bice Biagi per questi apprezzamenti e per l’evento-ricordo che l’amministrazione comunale di Bologna ha voluto dedicare al grande e amato papà Enzo nel decimo anniversario della scomparsa. Un incontro aperto alla città, ospitato nella Sala del Consiglio a Palazzo d’Accursio e condotto con calore dal Sindaco di Bologna Virginio Merola, con interventi di Giandomenico Crapis (già intervistato per questo speciale) e della figlia del Maestro, “ambasciatrice” di tutta la famiglia. Questa la chiacchierata con Bice Biagi raccolta a margine dell’incontro.
Bice Biagi: un cognome importante, quello di un padre che ha lasciato “tracce incise” nella storia del giornalismo e nella memoria della gente. La sua è stata una carriera singolare, poliedrica, di grande spessore umano e professionale. Che dire di Biagi giornalista e Biagi papà, uomo di famiglia?
«È difficile per me parlare di Biagi giornalista, senza pensare anche a mio padre. Credo che in famiglia abbia applicato alcune regole che adottava anche nel suo lavoro. Per esempio, ci ha insegnato il senso di responsabilità, ci ha insegnato a essere indipendenti, ci ha insegnato la libertà di esprimerci e ci ha dato tanta libertà, controllandola, perché era un uomo nato nel 1920, quindi un padre diciamo all’antica, con tre figlie femmine che insomma lo preoccupavano un po’. È difficile parlare di mio padre, anche perché è l’unico che ho avuto. È un padre che mi manca, è un padre di cui ho tanti ricordi. E oggi sono particolarmente emozionata perché è la sua città che l’ha voluto ricordare. Credo che gli avrebbe fatto davvero tanto tanto piacere».
Oltre a ricordarlo a dieci anni dalla scomparsa, l’amministrazione comunale di Bologna nel 1993 gli ha conferito l’Archiginnasio d’Oro, la massima onorificenza per chi si è distinto nel campo della cultura, e nel 2008 gli ha intitolato l’Auditorium di Salaborsa.
«Sì, Bologna lo ha sempre tenuto in grande considerazione. E oltre a queste onorificenze, in Santa Lucia gli è stata assegnata una Laurea Honoris Causa in Scienze della Comunicazione, la prima che ha ricevuto. Mi ricordo una mattinata bellissima. C’era Umberto Eco, c’erano tutti i suoi amici, anche quelli della giovinezza, che ha trascorso in questa città. È stata una mattina veramente piena di gioia, piena di allegria, piena di emozioni per noi figlie e per i nostri figli, per tutta la famiglia. È stata la prima Laurea ad Honorem, poi ne ha ricevute altre: a Buenos Aires, a Modena. Ne ha avute diverse, ma quella è rimasta la più cara».
Non c’è solo la giustificatissima commozione per questo evento-ricordo di Bologna, lei e sua sorella Carla (insieme a tutta la famiglia) state tenendo viva la memoria di Enzo Biagi, non solo come padre ma come giornalista e scrittore. Continuate a pubblicare libri con i suoi scritti e recentemente avete fatto anche un incontro a Pianaccio.
«Sì, Pianaccio è il luogo dove mio padre è nato. Lì ormai c’è metà della nostra famiglia al cimitero, quindi è un posto a cui siamo molto legate, dove ci sono le nostre radici. Che noi ricordiamo nostro padre mi sembra un fatto abbastanza scontato. Quello che mi stupisce (anche se fa molto piacere a me e a mia sorella) è che si ricordino ancora di lui, che la gente continui a venire a Pianaccio, che è un piccolo borgo, con un cimitero piccolo piccolo, e lasci un bigliettino sulla sua tomba. E quello che sconvolge è che non lasciano soltanto una frase di ricordo, ma scrivono, non so, un’opinione politica, come se dialogassero con lui. Ecco, questo secondo me è il senso della fiducia che ispirava alla gente. Credo che la sua qualità più grande sia stata questa: ci si fidava di lui».
Enzo Biagi è stato ed è un Maestro, una figura significativa della nostra professione, che resterà per sempre nella memoria dei giornalisti, della gente, di Bologna.
«Mio padre, bambino di 7-8 anni, è arrivato in questa città da un piccolo villaggio dell’Appennino (Pianaccio), qui è andato a scuola, ha imparato a tifare il Bologna calcio andando allo stadio con suo padre, qui si è fidanzato e ha fatto i primi passi nel mondo del giornalismo. L’attaccamento che abbiamo per Bologna è legato soprattutto ai suoi ricordi. Una frase che ripeteva spesso era: “mi piace tanto l’umanità della mia gente”. Diceva che qui le persone hanno una carica umana particolare. Ci raccontava di Padre Marella che chiedeva l’elemosina, della vecchina che faceva le mistocchine, della grande tradizione dell’Università, era molto orgoglioso dell’Ateneo bolognese».
Enzo Biagi era un giornalista “vero”, capace di affrontare la vita di tutti i giorni con fierezza, sguardo profondo, penna graffiante, ironia sottile e con uno stile insolito che lo ha reso Maestro, per sempre. Il suo profilo singolare è messo a fuoco anche dal Sindaco Virginio Merola a conclusione della commemorazione bolognese.
«Enzo Biagi disse: “Considero il giornale un servizio pubblico come i trasporti pubblici e l’acquedotto. Non manderò nelle vostre case acqua inquinata”. Questo ha fatto per tutta la vita. È stato protagonista di un giornalismo sincero perché libero e coraggioso, sempre ispirato dai fatti.
Per questo è stato (…) anche scomodo, mai supino, in gioventù come nella maturità. (…) Ha saputo parlare a questa Italia fatta di tante luci e di troppe ombre. Oggi è difficile trovare persone in grado di parlare a questa Italia come seppe fare Enzo Biagi. (…) Anche se ha vissuto gran parte della sua vita e della sua carriera a Milano, Enzo Biagi non ha mai smesso di essere bolognese, di quei bolognesi particolari, dell’Appennino, così legati alle loro radici. Sentirlo parlare in televisione ci tranquillizzava, ci inorgogliva sempre un po’, perché vedevamo uno di noi, vedevamo in lui anche Bologna. (…) Lo ringraziamo di avere conservato in tutti i suoi 87 anni di vita una identità semplice e popolare, cioè umana. (…) Un uomo e un professionista che ha vissuto e ha lavorato bene perché ha tenuto sempre la rotta grazie alla bussola di un suo valore profondo: il rispetto di sé e degli altri. Grazie a Enzo Biagi per quello che ha fatto anche per la nostra città».
Franca Silvestri
(4 febbraio 2018)