Magazine d'informazione

Franco Mioni non c’è più. Ironico, misurato, maestro del settore enogastronomico con uno stile personalissimo

Era quello che si dice un brav’uomo, Franco Mioni: gentile, semplice, misurato, arrendevole, sempre disposto ad ascoltare tutti e a rispondere, spesso con battute ironiche e spiritose. Purtroppo il “brutto male” se l’è portato via in fretta. Aveva un ottimo background scolastico (liceo classico Minghetti e UniBo con laurea, sia in Storia che in Sociologia). Aveva acquisito esperienze in ambito enogastronomico che aveva ben saputo mettere a frutto. Era un vero saggio, quasi un guru della culinaria e ne sapeva di vino e di cibo: molte storie, come si produce e lavora, come va offerto e consumato. Il tutto con un suo personale stile.
Fautore del “Salone europeo dei vini e dei liquori” e della “Biennale del Turismo Enogastronomico”, aveva diretto il ristorante per le autorità, politici e giornalisti, del Festival Nazionale dell’Unità di Bologna; a ragion veduta, era diventato membro dell’Accademia Italiana della Cucina e – da chef professionale – anche docente nei corsi dell’Università Primo Levi e del Cral Telecom. Noto e ricercato per le sue competenze, era un mago delle “mise in place” (dell’allestimento della tavola) e di quanto proporvi sopra, tanto che nell’ottobre 2003, nella sede del Parlamento Europeo di Strasburgo, coordinò la cena di gala per gli eurodeputati per la presentazione della joint venture tra Conad e Leclerc. E, per restare in tema, organizzò – presso la “Città del Cibo” del Gambero Rosso, a Roma – la cena in onore dei premi Nobel per la Pace: Gorbaciov, Walesa, Levi Montalcini e altri. Aveva concepito il “Salotto Europeo”, struttura flessibile che gli permetteva di offrire servizi di livello in fatto di comunicazione con un particolare riguardo all’Europa, nel settore turistico congressuale, per eventi e manifestazioni culturali e, manco a dirlo, di enogastronomia, perché aveva intuito che il cibo era la chiave perfetta per la promozione di ogni territorio. Organizzò per l’evento “Bologna Sogna” le cene a tema “film”, con la Cineteca. Sempre negli anni ’90, forte dei suoi “precedenti”, arrivò a ideare e realizzare menù mirati per nomi altisonanti quali: il presidente Mitterand, registi come Michelangelo Antonioni, per i ministri Pecoraro Scanio e Alemanno, per il governatore dell’Emilia-Romagna Boselli, per i sindaci bolognesi Imbeni, Vitali e Guazzaloca. Nella lista anche Alberto Tomba e Francesco Guccini, oltre a Liliana Cosi, Marinel Stefanescu, Raoul Grassilli, Gianni Cavina e altri ce ne sarebbero da aggiungere. Ultimamente promozionava viaggi enogastronomici professionali. L’ho incontrato pochi mesi fa a Montegrotto Terme (PD) sui Colli Euganei e lì ho avuto la fortuna di intrattenermi piacevolmente a “fare ballotta” con lui: riflessioni su politica, sport e, naturalmente, sui problemi della categoria (enogastronomia e turismo) con inevitabili divagazioni “goliardiche” (obbligatorie per due “ragazzi di ieri” come noi). Poi ha raggrottato la fronte e rivolto un pensiero agli amici giornalisti che se ne sono andati: Rolfini, Valdiserra, Faedi, ultima la Cremonini. Questo, tra alberi secolari, aiuole fiorite e con le cicale di sottofondo, sorseggiando acqua aromatizzata detox.
A pochi giorni dal Natale – tradito proprio dallo stomaco che lui ha trattato in guanti bianchi per più di 75 anni – ci ha lasciati. C’è forse un po’ di senso di colpa – mio e di chi l’ha conosciuto – per non averne abbastanza apprezzato la sensibilità, le fini intuizioni, la sua filosofia di vita e, il sorriso, quello suo, rassicurante che sì, ci mancherà. Per il dolore personale c’è poco da fare e per quello comune a tutti, può aiutare la memoria, il ripercorrere i suoi pensieri e tenerli vivi e presenti, magari organizzando un evento “gourmet” in nome suo. Magari…
Gf Leonardi

Al grande cordoglio di familiari e amici si unisce l’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna, che formula sentite condoglianze.

(27 dicembre 2024)