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Tre libri di Serena Bersani su Bologna: luoghi magici, malavita e donne eccelse

È una città con tanti volti Bologna. Con tante storie, figure insolite, luoghi magici nascosti fra vicoli e palazzi, fra piazze e torri, fra i gesti quotidiani della gente felsinea. Occorre sensibilità e “naso” per cogliere profumi, sfumature, chiaroscuri e vicende che disegnano il profilo di una città che ancora si può vivere e amare.
Serena Bersani è scrittrice prolifica. Ben tre opere (edite da Newton Compton Editori) sono scaturite dalla sua penna lieve e incisiva negli ultimi anni.
Il più recente (uscito pochi mesi fa) è Il giro di Bologna in 501 luoghi. Una guida singolare che conduce fra le strade e i vicoli di una Bologna inedita e mostra la città “come non l’avete mai vista”.

I luoghi raccontano storie. A Bologna ogni vicolo, ogni palazzo, ogni pietra, ogni angolo di strada o di piazza ne conserva una. L’autrice ne ha scelte 501, tra le meno note, più curiose e celebri, ma narrate da un nuovo punto di vista. Tra le torri e sotto i portici rivivono la città villanoviana e quella romana, la vivace Bologna del Medioevo e quella fastosa del Rinascimento. Luoghi che fanno emergere le contraddizioni di una città anticonformista e godereccia, eppure devota ai propri simboli religiosi, anarchica ma solidale. Quella degli accademici e dei dottori e quella degli universitari e dei goliardi. La città ferita dalle guerre e dal terrorismo e quella che sa sempre come risorgere.
Di due anni fa è invece Bologna giallo e nera, un volume andato subito esaurito, ora in ristampa e di imminente uscita. Delitti efferati, storie di malavita, casi mai risolti allignano all’ombra dei portici di Bologna. Fatti di cronaca, resoconti e storie vere che superano la fantasia dei più raffinati giallisti. Vicende che ripercorrono la geografia della città negli ultimi decenni. Storie minime e quotidiane che raccontano di rancori familiari e di vendette, di amori non corrisposti, di malattie mentali, di malavita vecchio stile, ma anche di orrori pedofili e femminicidi. A volte il movente è il denaro, altre volte il potere, talora la follia. Episodi che riemergono dalle cronache impolverate qui riproposti non più con la necessaria distanza del cronista, bensì con un deciso punto di vista: il più possibile vicino alle vittime.
Infine, 101 donne che hanno fatto grande Bologna, un volume uscito alcuni anni fa che racconta le vicende di sante, artiste, scienziate, patriote e avventuriere (ma anche assassine): centouno ritratti di donne bolognesi, a volte nascosti nelle pieghe del passato, che compongono un unico quadro della storia al femminile della città. Da Bitisia Gozzadini, vestita da uomo per insegnare all’Università senza turbare i suoi allievi, a Cristina Dudley Paleotti e Teresa Zani, spregiudicate animatrici dei salotti di fine Seicento. E poi le muse di grandi artisti: Teresa Malvezzi, che ispirò Leopardi, Cornelia Rossi Martinetti amata da Foscolo, Laura Betti, icona di tanti film di Pasolini. E, ancora, donne pronte a combattere per un ideale come la giovanissima Irma Bandiera, indomita partigiana. E poi Virginia Galluzzi e Imelda Lambertazzi, protagoniste di strazianti storie d’amore. Nobili o di semplici natali, ricche o indigenti, bellissime o di poca avvenenza, comunque figure forti e volitive che hanno contribuito alla crescita della città di Bologna.
Franca Silvestri
(21 luglio 2015)